L’FBI è riuscita a sbloccare un iPhone 11 Pro senza l’aiuto di Apple

E’ da giorni che non si parla di altro: Apple ha negato l’aiuto all’FBI per sbloccare l’iPhone di un criminale. La notizia ha diviso in due gli utenti: chi pensa che sia giusto, chi invece che la privacy deve essere rispettata solo quando non si tratta di un criminale.

Nei giorni passati, FBI ha chiesto aiuto ad Apple per sbloccare l’iPhone dell’attentatore che ha ucciso tre militari americani nella base di Pensacola in Florida.

L’attentatore possedeva un iPhone 5 ed un iPhone 7, due dispositivi sicuramente non recenti. Naturalmente FBI non ha bisogno dell’aiuto di Apple per sbloccarli, esistono aziende terze che possono fare questo.

FBI ha semplicemente sfruttato questo caso per portare a sé l’opinione pubblica. Lo scopo finale è quello di convincere Apple ad installare una backdoor sugli iPhone.

La storia continua con l’ultima tesi convidisa da Forbes. Nell’indagine sembrerebbe che l’FBI abbia autilizzato il tool GrayKey per sbloccare un iPhone 11 Pro Max. Non stiamo parlando di un dispositivo di 2-3 anni fa, ma di un nuovissimo iPhone 11 Pro.

L’iPhone 11 Pro Max sbloccato apparteneva a Baris Ali Koch che fu accusato per aver aiutato il fratello a fuggire in un nuovo paese. La risposta arriva dall’avvocato di Koch che ha raccontato a Forbes che l’iPhone era bloccato con il codice di sblocco.

Inoltre secondo l’avvocato non c’era possibilità di sbloccarlo con il volto poiché Koch non aveva il FaceID abilitato. Come sono riusciti a bypassare il codice? Grazie a GrayKey.

Per chi è meno esperto, GrayKey è una scatola hardware che è spesso utilizzata dalle forze dell’ordine per ottenere i dati di iPhone bloccati.

In generale quello che emerge da questi report è che neanche gli ultimi iPhone sono ben protetti. E’ quindi assicurato che i nuovi iPhone 11 Pro contengono ancora delle falle di sicurezza che possono essere sfruttate dall’FBI per scovare i dati sensibili dei criminali.

Anche Trump, tramite un twitter, ha espresso il suo parere in merito allo sblocco dell’iPhone. Trump chiede ad Apple di aiutare l’FBI al fine di sbloccare gli iPhone di altri criminali. Naturalmente anche Trump ha uno scopo, vuole comunicare queste informazioni per convincere l’opinione pubblica ad approvare la legislazione che obbligherebbe Apple ad includere una backdoor.

Otto mesi di libertà vigilata per il sedicenne che riuscì a violare i server Apple

Emanata la sentenza per il ragazzo che è riuscito, poco più di un mese fa, ad hackerare i server Apple scaricando quasi 1TB di dati sensibili sugli utenti.

Il 19enne, cui identità non può essere rivelata per motivi legali, non è entrato solo questa volta nei server della nota azienda di Cupertino. Nel non tanto lontano 2015-2016, quando aveva 16 anni, era riuscito ad entrare facilmente nel sistema Apple. E disse in sua discolpa di aver sempre voluto lavorare per la Mela.

Il magistrato che si è occupato del caso ha ritenuto opportuna una pena di 8 mesi di libertà vigilata. Durante questo periodo, il giovane ragazzo, studierà presso l’università di criminologia e cyber sicurezza.

server Apple

Le indagini sono iniziate appena Apple ha scoperto accessi non autorizzati nei propri server. Fortunatamente nessun dato personale è stato compromesso durante l hacking.

E’ stato risolto tutto grazie alla tempestiva denuncia da parte del team di sicurezza informatica di apple all’associazione FBI. Quest’ultima per risolvere il caso ha collaborato con la polizia Federale Australiana.

A questo punto ci chiediamo: Apple lascerà andare via il ragazzo come se nulla fosse accaduto? Probabilmente, come ha fatto in passato con alcuni team del Jailbreak, offrirà al ragazzo un posto all’interno del team della Mela. Queste strategie potrebbero aiutare molto l’azienda nel capire i problemi all’interno della rete.

FBI ed Apple: Una battaglia inutile

Nei mesi scorsi si è tanto parlato della battaglia tra FBI ed Apple, battaglia che è oggi risultata essere completamente inutile dato che dall’iPhone, dopo il riuscito sblocco da parte dell’FBI, non è emerso nulla di significativo.

FBI ed Apple, da una parte il principale braccio operativo del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti, dall’altra una una delle aziende più note, discusse, e produttive del mondo. Qual è il nodo che unisce le due parti?
Pochi mesi fa è nata una questione tra l’azienda ed il maggior reparto di polizia federale U.S.A., che partiva da una richiesta dell’FBI per lo sblocco di un’iPhone 5C  usato da uno dei killer di San Bernardino.
L’azienda di Cupertino ha sempre negato all’FBI lo sblocco dell’iPhone anche se, alla fine, il dipartimento di polizia federale è riuscito comunque ha sbloccarlo.
Oggi, dopo averlo sbloccato ed analizzato a fondo, l’FBI non ha trovato nulla di rilevante per il caso di San Bernardino e, ripensandoci, l’FBI si è chiesta: “Perché un killer dovrebbe salvare informazioni riservate su di un’iPhone?”, senza darsi ovviamente una risposta.
L’FBI non ha ovviamente confermato, in modo ufficiale, il rapporto di cui abbiamo parlato poco fa, anche perché andrebbe contro se stessa dato la grande pressione effettuata contro Apple, fino a portarla in tribunale, nei mesi precedenti.

VIA

L’ FBI ha sbloccato definitivamente iPhone 5c

L’ FBI è riuscita definitivamente a sbloccare il famoso iPhone 5c “incriminato” dagli attentati che hanno portato alla strage di San Bernardino.

L’FBI ha chiamato in causa Apple citandola in giudizio per fornire un metodo valido ed efficace per aggirare il blocco iPhone imposto dall’azienda. Questo iPhone 5c è stato usato per comunicare e fornire i dettagli specifici relativi all’attentato di San Bernardino.

Apple, più volte dimostratasi contraria a fornire tale metodo, è stata accusata più e più volte dalla polizia, e dallo Stato Americano, come restia a garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Il timore di Tim Cook è rappresentato che, fornito un metodo per aggirare i blocchi imposti da Apple, si sarebbe usato tale metodo per eludere la privacy di ogni persona che possiede un dispositivo targato dalla Mela.

Dopo avere seguito il caso sempre più da vicino sembra che l’FBI abbia in qualche modo trovato un percorso per intrufolarsi dentro il dispositivo avendo libero accesso a tutte le informazioni contenute in esso. Non è ancora stato svelato il trucco usato dalla polizia per effettuare questo passaggio e sembra che non voglia rivelarlo nemmeno alla stessa Apple ma molti pensano che si sia fornita di abilissimi Hacker che hanno trovato diverse falle nel sistema iOS e le hanno sfruttate e giusto dovere.

 

Tim Cook forse andrà in galera. Ecco perchè

Tim Cook andrà in galera se non sbloccherà iPhone. Lo sceriffo della contea della Florida è pronto ad arrestarlo.

Tim Cook è alle prese con il processo che vede schierata Apple da una parte e dall’altra l’ FBI che ha l’intento di obbligare Apple a creare una backdoor per potere sbloccare un iPhone.

Il dispositivo incriminato è un iPhone 5c appartenente ad uno degli attentatori della strage di San Bernardino e sembrerebbe che dentro il suo smartphone ci siano alcuni indizi e prove che potrebbero ulteriormente incriminarlo aiutando la polizia a ricostruire l’accaduto.

Apple ha sempre sostenuto che la privacy degli utenti è un diritto e non è assolutamente intenzionata a “tirarsi indietro” proprio ora, anche se è davanti alla corte ed è stata citata in giudizio. Cupertino è preoccupata per l’esito di questo processo perché se dovesse perderlo sarebbe costretta a fornire un metodo valido per potere aggirare tutti i codici di sblocco contenuti nel melafonino e questo metodo potrebbe rapidamente fare il giro del mondo e potrebbe essere usato da aziende e governi per entrare in qualsiasi dispositivo Apple.

Grady Judd, sceriffo della contea di Polk ha ribadito che neanche Tim Cook è sopra alla legge americana e pertanto se questo caso dovesse ripetersi nella sua giurisdizione porterebbe volentieri il CEO più famoso al mondo dietro le sbarre.

 

Apple vs FBI, diverse aziende sostengono Cupertino

Numerose sono le aziende nel panorama tecnologico che si stanno schierando a supporto di Apple nella lotta contro l’FBI per garantire la privacy ai propri dispositivi mobile.

Apple vs FBI, il processo continua, l’azienda di Cupertino come anche altre realtà importanti nel panorama mobile si è da sempre contraddistinta per avere una elevata attenzione nei confronti dei propri utenti nel garantire la massima sicurezza possibile sui propri dispositivi.

Ultimamente però dopo la strage di San Bernardino dello scorso 2 Dicembre, in cui persero la vita 14 persone a causa di due assalitori armati ( la cui motivazione ancora non è nota), l’Fbi ha avanzato la richiesta alla società americana di aprire alle indagini i propri dispositivi, in particolare di uno ( iPhone 5c) in possesso da parte di uno degli aggressori.

Apple però al riguardo è restia in quanto sosterrebbe che se venisse fatto ciò, dopo tutti i malintenzionati di turno avrebbero la possibilità di accedere ai dati sensibili degli utenti, non potendo garantire cosi la totale riservatezza degli stessi.

Adesso a sostegno di Apple si sono aggiunte molte grosse società della silicon Valley, tra cui, Microsoft, Google, Amazon e Facebook. Tutte pronte a sostenere la difesa della privacy dei propri utenti.

 

 

Via

 

 

 

Apple vs FBI: Ecco come seguire il processo in diretta

Apple vs Fbi rappresentano le parole più cercate nel motore di ricerca Google e anche il fatto più curioso da seguire in questi ultimi giorni

Apple vs Fbi è sicuramente un tema molto scottante in questi giorni in quanto sul web se ne parla davvero molto e siamo alle porte del processo che porterà finalmente un verdetto allo scontro tra due giganti. Da una parte possiamo trovare l’ FBI che agisce secondo lo stato Americano e dall’altra troviamo l’azienda più innovativa e con più fatturato al mondo scontrarsi a riguardo della privacy utenti.

Ricordiamo che il caso è scoppiato da quando l’attentatore della strage di Sn Bernardino è stato catturato dalla’ FBI e, trovato in possesso di un iPhone 5c, è stato chiesto ad Apple di sbloccarlo per potere guardare al suo interno i relativi piani della pianificazione dell’attentato. Uno scontro di cui è molto difficile definire il verdetto in quanto Apple tiene particolarmente alla privacy dei suoi utenti anche se, come in questo caso, ci si trova dinanzi ad un utente terrorista. In più se Apple dovesse essere costretta a sbloccare lo smartphone potrebbe essere utilizzato lo stesso procedimento per eludere la privacy di qualsiasi utente che disponga ed utilizzi un dispositivo Apple e per Tim Cook questo risulta inaccettabile.

Ad ogni modo è possibile seguire in diretta streaming su YouTube ed in alta definizione quello che sta succedendo all’interno del tribunale più discusso al mondo. Potete seguire il live nel video qui sotto.

[embedyt]https://www.youtube.com/watch?v=g1GgnbN9oNw[/embedyt]

Apple lavora alla super sicurezza di iOS

Come tutti sappiamo, nelle ultime settimana, si sta disputando una “battaglia” tra FBI ed Apple riguardo lo sblocco di iPhone ed iOS per l’accesso completo ai dati da parte dell’FBI, cosa che l’azienda di Cupertino non vuole assolutamente.
Durante la giornata di ieri e quella di oggi c’è stata una grande risposta dell’opinione pubblica americana e, di conseguenza, di tanti utenti Apple che hanno mostrato, attraverso: manifestazioni, striscioni, post sui social e quant’altro, di essere totalmente a favore di Apple sostenendo la campagna “It Can’t Hack” e la legge sulla Privacy.

Apple si è quindi subito messa al lavoro per sviluppare un sistema operativo mobile ancora più sicuro, dichiarando – quindi – di volere un iOS davvero inaccessibile a qualsiasi attacco esterno (Hack, Crack…) o ad una qualsiasi agenzia o autorità esterna o governativa (CIA, FBI, NSA…).

Non è ancora chiaro il modo in cui si concluderà questa “battaglia”, ma Apple non ha intenzione di dare l’accesso al proprio O.S.  né ora né con i futuri iOS.